Soltanto gli uomini chiamano per nome gli altri della sua specie? La scoperta che potrebbe cambiare molto sullo studio degli animali.
La ricerca scientifica non smette mai di sorprenderci, soprattutto quando si tratta di scoprire le incredibili abilità del mondo animale. Fino a poco tempo fa, si riteneva che solo gli esseri umani e poche altre specie animali fossero in grado di utilizzare richiami specifici per identificare singoli individui all’interno del loro gruppo.
Elefanti, delfini e alcune specie di pappagalli erano gli unici noti per possedere questa sofisticata forma di comunicazione. Tuttavia, un recente studio pubblicato sulla rivista Science ha aggiunto un nuovo membro a questa esclusiva lista: lo uistitì dai pennacchi bianchi (Callithrix jacchus), una piccola scimmia originaria dell’America centrale e meridionale.
Queste affascinanti creature hanno dimostrato di possedere una straordinaria capacità comunicativa. Utilizzando i cosiddetti “phee calls”, suoni che presentano una struttura standard ma possono essere modulati in maniera sottile, gli uistitì riescono a distinguersi l’un l’altro con grande precisione. Questo tipo di comunicazione è particolarmente notevole se consideriamo che le differenze nei richiami sono talmente sottili da risultare quasi impercettibili all’orecchio umano.
Il team della Hebrew University di Gerusalemme ha condotto uno studio approfondito su 10 esemplari di uistitì dai pennacchi bianchi, osservando il loro comportamento comunicativo in diverse situazioni. Inizialmente, le scimmie sono state fatte interagire normalmente, registrando i loro richiami. Successivamente, è stata introdotta una barriera visiva tra le coppie per osservare come questo influenzasse la loro capacità di comunicare. I risultati hanno mostrato che gli uistitì modulavano i loro richiami fino a ricevere una risposta dal compagno desiderato.
Una fase successiva dell’esperimento ha coinvolto l’utilizzo di un computer per riprodurre diversi richiami agli uistitì. Sorprendentemente, le scimmie hanno risposto con maggiore convinzione ai suoni diretti specificamente verso loro – rivelando così la presenza di un vero e proprio sistema nominale simile al concetto umano dei nomi propri.
Questa scoperta non solo aggiunge lo uistitì alla breve lista degli animali capaci di riconoscere individualmente i membri del proprio gruppo attraverso specifiche vocalizzazioni ma apre anche nuove prospettive sullo studio dell’evoluzione del linguaggio umano e delle sue radici biologiche.
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