Quando si può evitare di pagare la TARI senza incorrere in guai legali? Tutto quello che c’è da sapere per tutelarsi.
La Tari, cioè la tassa sullo smaltimento dei rifiuti urbani, è un’imposta essenziale per il corretto funzionamento delle amministrazioni comunali, che spesso devono impiegare moltissime risorse per la gestione, lo smaltimento e ovviamente il riciclaggio dei rifiuti cittadini.
Da quando è diventato assolutamente necessario riciclare il più possibile, allo scopo di diminuire l’inquinamento ambientale, le spese per la gestione rifiuti sono aumentate in maniera significativa e, di conseguenza, è progressivamente aumentata anche l’imposta che i cittadini sono tenuti a pagare.
Dopo quanto tempo non si deve più pagare la Tari?
Dal momento che l’ammontare della Tari è stabilita dalle amministrazioni cittadine, si hanno differenze significative tra una città e l’altra. Secondo i dati ISTAT, nel 2023 la città italiana con la Tari più alta è stata Catania, al secondo posto si è piazzata Genova e al terzo posto la città di Napoli.
Considerando l’importanza cruciale di questa tassa per le amministrazioni cittadine, sarebbe buona norma versarla sempre e soprattutto nei tempi e nei modi stabiliti dalla legge, ovvero entro il 31 Luglio di ogni anno. Ovviamente la Tari non viene calcolata in maniera arbitraria: ci sono dei parametri precisi che conducono alla sua determinazione.
Risultano quindi significativi:
- la superficie calpestabile dell’immobile
- i componenti del nucleo familiare che abita l’immobile
- il periodo di riferimento dell’imposta
- quota fissa, quota variabile e quota provinciale che corrisponde al 5% del totale.
Detto questo, è bene sapere che, se decorrono 5 anni dal momento in cui non si è pagata la tassa, il pagamento va in prescrizione. Va specificato però che il calcolo dei 5 anni non comincia a partire dal 31 Luglio di ogni anno, come si potrebbe supporre, ma dal 1° Gennaio dell’anno successivo. Il 1° Gennaio 2024, per esempio, è arrivato il termine di prescrizione per chi non ha pagato la Tari nel 2018.
Va inoltre specificato che la prescrizione entra in vigore solo se nell’arco dei cinque anni, non si è mai ricevuto una richiesta di sollecito di pagamento, che tenderà a spostare in avanti (di altri cinque anni) la decorrenza dei termini per la prescrizione. In questo caso i 5 anni andranno calcolati dal giorno in cui la cartella esattoriale è stata ricevuta.
Il periodo di prescrizione può infatti essere interrotto da un atto formale di richiesta di pagamento da parte dell’amministrazione, ricevendo ad esempio una cartella esattoriale. Se però il pagamento della Tari è imposto da una sentenza giudiziaria, il tempo di prescrizione si allungherà moltissimo: in questo caso bisognerà attendere 10 anni e non 5.
In ogni caso, perché la prescrizione risulti valida il cittadino dovrà presentare un’istanza di autotutela per chiedere lo sgravio al Comune. Se non dovesse ricevere risposta, entro 60 giorni il cittadino deve presentare ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale.